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“When the power of Love overcomes the Love of power, the world will know peace."

Attraverso questo mio vecchio disegno vorrei ribadire un concetto che non ha età.

Un pensiero prezioso, che tutti dovremmo tenerci stretto, ora più che mai. Un pensiero che sarà sempre attuale. Perfino più attuale delle morti che sembrano dipingere ogni nuovo giorno con una costanza sinistra. Quasi non facessero più scalpore. Oggi dieci, domani cento. Quasi non ci toccassero. Ottocento chilometri, l’altro capo del mondo. Esistenze troncate in uno spazio asettico che non può sfiorarci, rinchiuse in uno schermo piatto che però smette di urlare e sanguinare se lo spegniamo. La materia di cui sono fatti gli incubi. E che incubi spettacolari con cui pasteggiare! Siamo sempre in prima linea, pronti a prendere un souvenir dove il sangue è ancora caldo. Servizio a domicilio. L’ultim’ora del massacro. E dopo una bella scorpacciata, spegniamo quest’araldo dei mostri e torniamo alle nostre vite con un semino in più nel petto. Un seme chiamato paura. E il seme della paura sboccia nei meravigliosi fiori dell’odio di cui amiamo circondarci. E che bellissimi colori! Appariscenti e letali, un serpente corallo che striscia silenzioso e si fa spazio laddove può predare indisturbato. Ma bisogna disturbarlo, eccome. Bisogna estirparlo. Non è quella casa sua, non è quello il suo posto. Non è con i meravigliosi colori dell’odio che domani smetteremo di avere paura. Non è attraverso la paura che ci libereremo dagli incubi. Perché gli incubi sono reali. Non sono dietro lo schermo. Arriverà il momento in cui vorremo spegnere e non potremo farlo. E a quel punto ci renderemo conto che quella di poter chiudere gli occhi a piacimento era un’illusione. Il ferreo odore del sangue ci dirà che è troppo tardi. Tutt’un tratto ci sentiremo di capire l’uomo che stringeva il figlio morente fra le braccia. L’avere un amico perduto nella folla impazzita. Sentire gli spari e non capire da dove arrivano i colpi. Sotto quell’ottica brutale capiremo che siamo tutti fratelli. Che l’odio ci ha portato a credere che una vita vale più dell’altra. Che fin quando la pelle è altrui, non c’è da preoccuparsi se sanguina. E invece ogni ferita dovrebbe farci male. Ogni morte dovrebbe indignarci. Personalmente. Ogni tentativo di coltivare terrore dovrebbe produrre l’unica, vera cosa che può abbatterlo: l’Amore per la Vita. Dovremmo rispondere non di un Dio lassù, rintanato chissà dove, ma di noi stessi, QUI E ORA. Non dovremmo arrivare a sentir l’aria che brucia per capire che siamo tutti uguali. Che l’unico modo per far fallire il terrore è riderne. Ci vogliono intimoriti. Ci vogliono sparpagliati, indifesi. Ci vogliono a farci la guerra fra noi a occhi chiusi. Dividi e conquista. E invece dovremmo tenerli bene aperti, questi occhi. Dovremmo nutrire rispetto per ogni essere vivente. Dovremmo trattare l’Amore come si fa con un bambino piccolo; difenderlo, prendercene cura, farlo ridere. Dovremmo dipingerci il viso con un sorriso che dica: qui non c’è spazio per la paura perché non v’è dimora per l’odio. Perché in fondo la nostra non è una vita immortale e la vita stessa non è il bene più prezioso di cui disponiamo.


E' la scelta di COME disporre di questa vita che fa la differenza.

Il saper scegliere che seme piantare, quale curare. Quale amare.


“When the power of Love overcomes the Love of power, the world will know peace."





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